2012 - 2139
Tibetan New Year
2012 - 2139
Acqua Drago
Nuovo Anno Tibetano
Buon Anno Tibetano 2139 Drago di Acqua - primo giorno di luna di primaverile
LINK: http://www.rainews24.it/
(Video "Namkhai Norbu: agire e vivere nelle circostanze" di Luciano Minerva )
-Rai- Intervista a Namkhai Norbu Rimpoche fondatore della Dzogchen Community .
Below are some banner links to important Dzogchen Community sites.
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Dzogchen
Community
Tsegyalgar: North American Seat of the Dzogchen Community www.tsegyalgar.org
Kunsangar: Russian and Central Asian Seat of the Dzogchen Community http://scil.npi.msu.su/pub/religion/dzogchen/index.html
www.dzogchen.ru (in Russian language)
Dzogchen Community in Denmark www.tibet.dk/dzogchen
Dzogchen Community in France www.association-dzogchen.org
Dzogchen Community in UK www.redsandstonehill.net/dzogchen
Dzogchen Community in Austria www.dzogchen.at
Dzogchen Community in Germany www.dzogchen.de
Dzogchen Community in Norway http://go.to/dzogchen.no
Dzogchen Community West Coast USA www.dzogchencommunitywest.org
Tibet House, New York
www.tibethouse.org
The Milarepa Fund
Un’organizzazione senza scopo di lucro che promuove mutamenti sociali
non-violenti per la causa tibetana.
www.milarepa.org
Dzogchen Foundation
www.dzogchen.org
2012 - 2139
Tibetan New Year
2012 - 2139
Tibetan New Year
2009 - 2136
Tibetan Losar
http://www.italiatibet.org/ Associazione Italia-Tibet
S.S. il Dalai Lama visti i recenti avvenimenti in Tibet, ha cancellato i festeggiamenti del capodanno tibetano
Il Governo Tibetano in Esilio (TGE) ha annunciato che per il "Losar" (il tradizionale Capodanno Tibetano)che cade nell'ultima settimana di questo mese, quest'anno non ci saranno festeggiamenti ma solo cerimonie religiose. La decisione è stata presa "tenendo conto della continua repressione in Tibet e di quella ancora più spietata dello scorso anno che ha provocato la morte di centinaia di persone e l'arresto e il carcere per migliaia di tibetani", come riporta il sito web del Governo Tibetano in Esilio. Secondo questa comunicazione, il Kashag, il gabinetto esecutivo dell'Amministrazione Centrale Tibetana (il nostro Consiglio dei Ministri), ha lanciato un appello a tutti i servizi interessati e gli uffici della pubblica amministrazione "di non organizzare fastose e pompose celebrazioni con feste, canti, balli, e di non allestire luminarie e di non fare uso nemmeno dei tradizionali petardi e fuochi artificiali. E in ogni caso nessuno dei membri del Governo parteciperà a festeggiamenti". La direttiva, continua la nota, è stata estesa a "tutto il personale che lavora negli insediamenti tibetani in esilio, gli uffici del Tibet, le scuole e i centri sanitari". Lo scorso Marzo, il popolo tibetano di tutte le province del Tibet storico (e non solo l'attuale Regione Autonoma del Tibet ndr), ha espresso il loro "radicato risentimento contro le politiche sbagliate del governo cinese in Tibet", prosegue il comunicato e secondo i dati finora accertati, "a seguito della brutale repressione ci sono 219 morti, 1294 feriti in modo grave, circa 5600 arrestati e tuttora detenuti in prigione e oltre 1000 persone scomparse nel nulla". La proposta Del "No-Losar" è partita da alcune Organizzazioni Non-Governative che in questo modo vogliono ricordare anche i 50 anni di lotta in esilio. Anche I tibetani in Tibet hanno comunicato che si asterranno dal celebrare il Losar come un gesto di pacifica protesta, e hanno invitato gli altri a fare lo stesso attraverso un intenso passaparola in internet. Tuttavia, all'interno del Tibet, pare che le autorità cinesi incoraggiano i tibetani per celebrare il nuovo anno con sfarzose feste e, in alcuni casi, elargiscono particolari donazioni proprio per incoraggiare i festeggiamenti! Quest'anno, il tradizionale Nuovo Anno Tibetano corrisponde al 2136, Anno del Bue di Terra e secondo il calendario lunare cade esattamente il 25 Febbraio. Due settimane dopo, il 10 Marzo, ricorre il 50mo anniversario della grande rivolta in Tibet del 1959 che segnò anche l'inizio della diaspora tibetana con l'esilio del Dalai Lama in India. Nei giorni attorno al 10 Marzo però, ricorrerà anche l'anniversario delle proteste scoppiate a Lhasa l'anno scorso. |
Vi inoltro questo pensiero di S.S. il Dalai Lama
S.S. il XIV Dalai Lama
Gli inviati del Dalai Lama in Cina: DICHIARAZIONE DI LODI GYARI
Dharamsala, 8 maggio 2008. Al suo rientro a Dharamsala dalla Cina, Lodi Gyari, inviato speciale del Dalai Lama, ha rilasciato la seguente dichiarazione: Ieri, dopo il nostro ritorno dalla Cina, l'inviato Kelsang Gyaltsen ed io, abbiamo avuto l'onore di intrattenerci a colloquio con Sua Santità il Dalai Lama. Si è unito a noi anche il Kalon Tripa , professor Samdhong Rinpoche. Questa mattina abbiamo incontrato anche il Vicepresidente del parlamento, signora Dolma Gyari, essendo il Presidente, signor Karma Choephel, attualmente impegnato in una visita ufficiale. Il 4 maggio 2008, a Shenzen, in Cina, abbiamo incontrato il Vice Ministro Esecutivo Zu Weiqun e il Vice Ministro Sithar, esponenti del Dipartimento del Fronte Unito per il Lavoro del Partito Comunista Cinese. Vorremmo esprimere agli ospiti il nostro apprezzamento per aver accettato il suggerimento da noi formulato di tenere questo incontro informale a Shenzen e per aver acconsentito che al colloquio partecipassero solo i principali referenti, senza assistenti. Nel corso di questi ultimi anni, Il Vice Ministro Esecutivo Zu Weiqun e il Vice Ministro Sithar sono stati i nostri interlocutori. Questo lungo rapporto ha fatto sì che le nostre discussioni siano state franche e aperte e si siano svolte in un'atmosfera di amicizia e rispetto nonostante la grave e tesa situazione esistente in Tibet. Avevamo chiesto questo incontro urgente e informale soprattutto per parlare della critica situazione all'interno del Tibet. I punti di vista sulla natura e sulle cause dei recenti, tragici eventi erano molto divergenti e sono stati espressi in modo diretto e sincero. Da parte nostra, abbiamo respinto nel modo più categorico l'accusa, formulata nei confronti del Dalai Lama, di aver istigato le dimostrazioni e la rivolta in Tibet. Abbiamo per contro detto molto chiaramente che quanto avvenuto in Tibet è l'inevitabile conseguenza delle politiche errate che le autorità, ormai da molti anni, attuano nei confronti dei tibetani. La recente crisi è un chiaro sintomo del profondo malcontento e del risentimento dei tibetani. Ora è nostro compito affrontare i legittimi problemi del popolo tibetano in modo realistico e costruttivo. Abbiamo affermato l'importanza di porre fine alla repressione in atto in tutto il Tibet. Abbiamo chiesto il rilascio dei prigionieri, l'assistenza medica per i feriti e il libero accesso al paese dei visitatori, compresi i mezzi d'informazione. Abbiamo inoltre chiesto la cessazione della campagna di "ri-educazione patriottica", profondamente invisa al popolo tibetano. Abbiamo altresì respinto l'accusa di sabotaggio dei Giochi Olimpici formulata nei confronti di Sua Santità il Dalai Lama. Al contrario, abbiamo chiaramente affermato che il Dalai Lama, fin dall'inizio, ha sostenuto in modo fermo e inequivocabile i Giochi Olimpici di Pechino. Nonostante i diversi punti di vista su importanti questioni, entrambe le parti hanno manifestato la volontà di trovare una linea comune per affrontarle. A questo proposito, ognuna delle due parti ha avanzato proposte concrete che potrebbero entrare nella prossima agenda. Si è convenuto di continuare la sessione formale degli incontri. Appena le parti si saranno reciprocamente consultate, sarà fissata la data della settima tornata dei colloqui. Apprezziamo la recente dichiarazione del Presidente Hu Jintao il quale ha affermato che il suo governo è "serio" circa il dialogo e che il Dalai Lama è una persona "coscienziosa e responsabile". Quest'affermazione è d'incoraggiamento, in un momento di crescente scetticismo circa la sincerità della Cina a risolvere il problema del Tibet attraverso il dialogo. Dharamsala 8 maggio 2008 |
SUA SANTITA' IL DALAI LAMA
2 Aprile 2008
Avviso > mail del Centro Studi Cenresig
Cari amici,
in questi giorni le notizie che circolano sulla situazione in Tibet, soprattutto via Internet,
sono tante ma non sempre attendibili.
Per questo motivo vorremmo segnalarvi, tra gli altri,
i link di tre siti sicuramente affidabili:
www.savetibet.org
www.italiatibet.org
www.phayul.com
Anche il sito
www.repubblica.com
sta seguendo con attenzione e puntualità l'evoluzione dei fatti.
Vi invitiamo pertanto a verificare, per quanto possibile, la veridicità delle informazioni
che circolano in rete in quanto possono essere controproducenti rispetto
al legittimo desiderio di essere d'aiuto alla causa tibetana.
Vi informiamo anche che la petizione di Avaaz (http://www.avaaz.org/it/tibet_end_the_violence/),
segnalata a suo tempo, ha raggiunto 1,5 milioni di firme e punta a raggiungere quota 2 milioni.
Cogliamo infine l'occasione per trasmettervi le ultime due dichiarazioni pubbliche
di Sua Santità il Dalai Lama dall'India.
Un caro saluto
Centro Studi Cenresig
327/7367856
www.cenresig.org
Comunità Tibetana
tibetancommunityitaly@yahoo.com wrote:
Comunicato stampa, 1 aprile 2008
La comunità tibetana in Italia e l'associazione delle donne tibetane in Italia condanna
duramente la brutale repressione in Tibet dal regime cinese e esprime
la propria preoccupazione per i migliaia
di tibetani arrestati. Dichiariamo che la nostra è una lotta di verità contro la menzogna,
non violenza contro la violenza e basta uccidere i Tibetani, chiediamo che prevalgano
i valori universali di pace,
la vita e la democrazia e non il regime autoritario che disprezza la libertà
e non si cura dell’opinione pubblica mondiale.
Condanniamo anche le nazioni unite perchè ignorano la crisi tibetana e anche COI
di essere complice del regime Cinese e di non aver fatto alcuna pressione sulla Cina
affinché mantenga la promessa,
fatta in occasione dellassegnazione dei Giochi Olimpici a Pechino,
di migliorare i diritti umani.
NOI:
1 Chiediamo che un ente investigativo internazionale e indipendente sia mandato in Tibet
2 Chiediamo che sia dato immediatamente libero accesso alla stampa in Tibet
3 Chiediamo immediatamente la fine della brutale repressione in tutto il Tibet
4 Chiediamo che vengano rilasciati tutti i prigionieri politici e i tibetani arrestati.
5 Chiediamo che venga fornita immediatamente lassistenza medica ai tibetani feriti.
6 Chiediamo il libero movimento del popolo tibetano per l’accesso alle necessità quotidiane.
Comunità Tibetana in Italia
328 7438279 / 328 3141501
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Centro Studi Cenresig
327 7367856
www.cenresig.org
Un Appello al Popolo Cinese da parte di Sua Santità il XIV Dalai Lama
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FREE TIBET
Comunicato a nome di tutti i Centri della Fondazione per la Preservazione della Tradizione Mahayana in Italia:
Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (PI) Centro Terra di Unificazione EWAM di Firenze Centro Cenresig di Bologna Centro Tara Cittamani di Padova Centro Lama Tzong Khapa di Villorba (Treviso) Centro Sangye Choling di Sondrio Centro Kushi Ling di Arco di Trento Centro Muni Ghiana di Palermo Associazione Yeshe Norbu Shinè Chiara Luce Edizioni
Gli eventi in Tibet di questi giorni riportano alla luce una tragedia che si consuma da oltre 50 anni sotto gli occhi indifferenti e talora complici della comunità internazionale.
I centri Fpmt italiani, congiuntamente, esprimono solidarietà al Dalai Lama e al popolo tibetano e condanna del regime totalitario cinese che alla forza della ragione e del dialogo antepone gli strumenti della violenza, dell’intimidazione e della menzogna. Si esprime piena condanna di un potere corrotto e antidemocratico che ricorre alla forza militare nell’incapacità di giustificare la violazione dei più elementari diritti dell’uomo anche all’interno del suo stesso territorio. In questo contesto non si può tacere la complicità di stati e organismi internazionali che al rispetto delle fondamentali regole di convivenza tra i popoli antepongono l ogiche commerciali barattando valori e principi in cambio di ritorni economici.
I centri FPMT si appellano alla responsabilità della comunità internazionale e in particolare al governo italiano, a tutti i partiti politici con i loro leader affinché, superando il velo diplomatico:
* Si faccia pressione per l'avvio di una inchiesta internazionale per l’accertamento di quanto sta avvenendo in Tibet sostenendo l’appello di Sua Santità il Dalai Lama * Si chieda con fermezza alla Cina la cessazione immediata della sanguinosa repressione in atto in questi giorni in Tibet
* Si chieda con estrema decisione alla Cina l’avvio di trattative con il Governo tibetano per la soluzione pacifica della questione sino-tibetana.
* Si esiga dalle autorità cinesi passi concreti per il rispetto dei diritti umani in cambio dell’opportunità economica e mediatica rappresentata dalle prossime Olimpiadi
Nel mondo sta crescendo una spirale di odio, violenza e ritorsione, insieme alla terribile convinzione che non ci siano alternative. Il Tibet ha donato al mondo la prova che esiste una via diversa, dimostrando che un popolo perseguitato può lottare per la propria libertà attraverso verità, fermezza e non violenza. Non lasciamo soli i Tibetani nella loro coraggiosa e pacifica lotta per l’affermazione dei principali valori e diritti umani.
Di seguito alcune note che in estrema sintesi riassumano la questione tibetana: La cultura del Tibet con i suoi valori di tolleranza e non violenza profondamente radicati nella popolazione, è un patrimonio dell'intera umanità che rischia di scomparire per sempre. Tra l'indifferenza della comunità internazionale, nel 1959 l'Esercito Popolare Cinese completò l'occupazione del Tibet iniziata nel 1950, annettendo un territorio vasto come la metà dell'Europa e aprendosi la strada in direzione dell'Asia meridionale. Nell’arco di un cinquantennio, per vincere il radicato spirito di indipendenza dei tibetani, il governo cinese ha messo in atto un programma sistematico di eliminazione di tutti i punti di riferimento culturale e religioso che ha portato alla distruzione quasi totale di scuole, biblioteche, luoghi di culto e opere d'arte sacra risalenti spesso a più di mille anni or sono.
Si calcola che in questi quattro decenni oltre 1.200.000 tibetani siano morti a causa della repressione e degli sconvolgimenti sociali ed economici che ne sono derivati. In questa tragedia non c'è solo la sofferenza umana, ma anche il rischio della scomparsa di una autentica cultura di pace basata sugli insegnamenti buddhisti di non violenza e di rispetto degli altri, l'esempio concreto che un popolo oppresso può lottare per i propri diritti senza perdere la propria umanità. Oltre al Dalai Lama, premio Nobel per la pace 1989, più di 135.000 dei sei milioni di tibetani si sono rifugiati in India e Nepal per sfuggire alla persecuzione religiosa e cercare di preservare le basi della loro cultura, e ancora oggi continuano ad arrivare numerosi nei campi profughi.
Tra queste persone ci sono uomini e donne di ogni età e molti bambini, e in questi quattro decenni ne sono nati molti altri, spesso in condizioni proibitive. Nell'aria tersa dell'altipiano Tibetano le malattie infettive erano praticamente sconosciute, ma nei campi profughi tubercolosi, malaria e denutrizione hanno imperversato per lunghi anni, prima che alcune organizzazioni umanitarie riuscissero a mitigare la situazione. In Tibet vi era una antica civiltà non tecnologica, ma estremamente progredita nella conoscenza dell'uomo: infatti il Buddhismo è una scienza della mente e una filosofia di vita oltre che una religione.
http://www.italiatibet.org/
Associazione Italia-Tibet